Chiunque vinca, lunedì a Fiumicino, vincerà per una manciata di voti. Dimentichiamo il 63% con cui Carlo Tavecchio, due anni e mezzo fa, ebbe la meglio su Demetrio Albertini. Stavolta la contesa con Andrea Abodi sarà all’ultimo voto.
Sono gli ultimi giorni, febbrili. I programmi contano poco. C’è del buono, ovviamente, in quello di entrambi i rivali ma molto spesso certi propositi sono poi difficili (se non impossibili) da realizzare e allora contano le alleanze, le amicizie, gli spostamenti (o tradimenti) dell’ultimissima ora. Ma vediamo, fra i due schieramenti, che aria tira. Carlo Tavecchio ha appena dichiarato: “Secondo i miei calcoli sono sopra il 50 per cento. Per carità, tutto può succedere ma sarebbe la prima volta che perdo un’elezione”. Nel suo entourage c’è forte ottimismo, “il presidente-assicurano-non è affatto preoccupato”, c’e la convinzione che Tavecchio possa arrivare a prendere intorno al 54-55 per cento. Dove? Pescando ad ampie mani nella Lega Dilettanti, fra gli allenatori di Ulivieri, fra buona parte della serie A ma anche qualche percentuale da Serie B, Lega Pro e sindacato calciatori. Altrettanto ottimismo da parte di Abodi. “C’è equilibrio, la differenza la farà la serie A dove non è affatto vero che ho consensi marginali” ha detto. Secondo la cordata che sostiene Abodi, in serie A infatti potrebbero votare per lui Samp, Juventus, Pescara, Sassuolo, Fiorentina, Roma, Napoli e Crotone. Circa metà delle squadre (intorno al 5%). Abodi può contare sulla Lega di B, anche se non è compattissima, sulla Lega Pro (che vale il 17% e potrebbe perdere forse due punti), sui calciatori ma andrà a cercare voti anche fra i Dilettanti (dove, secondo l’entourage di Abodi potrebbe arrivare il 4 per cento sul 34%) e fra gli allenatori dove pare ci sia un certo fermento nella base (se è davvero così, lo sapremo lunedì). Abodi è convinto che sia una lotta alla pari, voto contro voto. E che la sua scalata, che ha avuto un’impennata negli ultimissimi giorni, possa davvero portare ad un ribaltone in via Allegri. I due rivali si confronteranno, ma separatamente, giovedì 2 marzo al Coni con i 22 presidenti di B che hanno chiesto di sentirli. Manca all’appello dei sondaggi della vigilia, l’Aia, associazione italiana arbitri: Tavecchio auspica che si astenga (nel 2014 votò per Albertini), Abodi fa i conti sul 98%. Ma nel caso di ballottaggio, il 2% degli arbitri potrebbe andare allo sfidante e sarebbe curioso se fossero davvero Marcello Nicchi e i suoi a decidere il futuro della Figc. Lunedì a Fiumicino sarà un bello scontro, non c’è dubbio: ma speriamo lo sia sul filo del fair play.
Secondo round, giovedì 2 marzo, intanto a Milano: la Lega di serie A si riunisce di nuovo, un’altra assemblea dopo quella andata a vuoto la scorsa settimana. Probabile, quasi certo, che anche stavolta, ci sia una fumata nera: l’unica cosa che potrebbero (dovrebbero) fare i presidenti è prorogare la carica di consiglieri federali a Lotito e Pozzo jr., e questo in vista delle elezioni della Figc di lunedì 6 marzo. Per il resto (governance, presidente, organi di Lega, eccetera) se ne parlerà più avanti, chissà quando. Ma la pazienza di Giovanni Malagò è finita da un pezzo: se potesse, ma non può, avrebbe già commissariato la Lega. Aspetta, quindi. “Certo, mi suonerebbe strano se la Lega di Serie A non scegliesse il presidente prima delle elezioni della Federcalcio: non sarebbe un bel segnale, mi auguro si trovi una soluzione anche se non sta a me dare i termini della vicenda” ha detto in occasione dell’inaugurazione del liceo sportivo di Roma. Malagò sa che l’unico che può commissariare la Lega è il presidente della Figc: dopo le elezioni di lunedì, chiunque vinca, si vedrà che succederà. Possibile che come primo passo venga mandato da via Allegri un ultimatum alla Lega. E’ la posizione, questa, di Tavecchio che in un’intervista alla Gazzetta ha detto: “Verrà concesso un tempo molto ristretto per completare le elezioni”. Abodi invece sostiene che “siamo arrivato un po’ lunghi, Tavecchio poteva essere più intraprendente”. Nessuno calca la mano sulla Lega maggiore perché quei voti, il 12%, lunedì potrebbero anche essere decisivi. Intanto, continuano le complesse trattative per modificare la governance della Lega: ci sono resistenze, come al solito, di ha interesse a lasciare le cose come stanno. E anche per la presidenza, tutto è in alto mare. Cade definitivamente l’ipotesi Galliani, che sarebbe piaciuto ad alcuni club (ma non a molti): slitta il closing del Milan, sempre che ci sia davvero il cambio della guardia. Galliani quindi resta dov’è e lunedì voterà (per Tavecchio). Maurizio Beretta aspetta e spera: per lui stanno lavorando soprattutto Preziosi e Lotito, ma senza grande successo. Almeno per ora. Resta in piedi quindi l’ipotesi Veltroni. Anche se mettere d’accordo i venti padri-padroni del pallone è un ‘impresa quasi disperata.
Per i capi degli arbitri non c’era rigore per il Napoli
Si tira fuori Carlo Tavecchio. “Juve-Napoli?Non ho facoltà di giudizio”. Non dice nulla nemmeno Marcello Nicchi, capo degli arbitri: un colloquio col ministro Lotti e il silenzio ufficiale. Ma da ambienti arbitrali, trapela che i massimi responsabili dei fischietti abbiano giudicato “non da rigore” l’intervento di Pjanic su Albiol. Assolto quindi l’arbitro Valeri. Non così il suo collega Calverese che per gli errori evidenti in Sassuolo-Milan, errori a svantaggio del Sassuolo, verrà punito e quindi fermato per un lungo periodo. Certo, il club di Squinzi è davvero sfortunato col Milan: all’andata era stato Guida a fare un macello.
Fonte: Repubblica.it
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