Ecco come comportarsi in caso di morsi di insetti con il pungiglione, per sentire meno dolore ed essere pronti anche in caso di reazioni allergiche
Soprattutto nel periodo estivo, potrebbe capitare di essere punti da insetti come vespe e api. Le vespe, a differenza delle api, sono più aggressive e possono aggredire anche senza essere minacciate. Esse infatti hanno un pungiglione liscio che permette loro di pungere più volte senza perderlo, mentre il pungiglione delle api è seghettato e pungendo si incastra sotto la pelle causando la morte dell’insetto.
Quando si viene punti è di fondamentale importanza valutare con prontezza la risposta dell’organismo. Una reazione locale come un eritema o un indurimento accompagnato da prurito è un fenomeno normale. Nel caso delle api, per limitare il dolore è bene rimuovere il prima possibile il pungiglione perché è dotato di un piccolo serbatoio che continua a iniettare il veleno anche per 60 secondi dopo il morso.
Nei casi in cui in seguito alla puntura compaia un notevole gonfiore nella sede della puntura (un esempio tipico è quando l’insetto punge la mano e il gonfiore interessa tutto l’arto) o addirittura una reazioni generalizzata occorre rivolgersi al medico di base. «La prima puntura non può scatenare una reazione allergica, perché serve solo a sensibilizzare il soggetto creando gli anticorpi della classe IgE. Solo a un secondo contatto con l’allergene, cioè il veleno dell’insetto che punge, potrà avvenire, nei soggetti predisposti, la reazione allergica; infatti le IgE legandosi al veleno determinano la rottura di alcune cellule (mastociti e basofili) che liberano a loro volta una serie di sostanze che causano la reazione allergica», spiega Patrizia Bonadonna, dirigente medico del Servizio di allergologia dell’Ospedale Borgo Trento di Verona.
«Le avvisaglie che devono allertare sono un gonfiore che supera i 10 centimetri di diametro e una reazione lontana dalla zona della puntura. Per esempio se l’insetto punge sul dito e si nota un angiodema sul volto, oppure la comparsa di un’orticaria generalizzata» continua l’esperta.
In caso di allergia. La paura più grande in caso di allergia è lo shock anafilattico, ovvero una seria vasodilatazione, accompagnata da calo della pressione arteriosa e perdita di coscienza, che può portare anche alla morte. In situazioni simili è necessario l’intervento immediato del medico per la somministrazione di farmaci anti-shock come l’adrenalina.
«Per le persone che sanno con certezza di essere allergiche dopo aver effettuato il test di allergia al veleno di api o di vespa, il medico può valutare la possibilità di prescrivere subito una terapia salvavita». Si tratta di adrenalina da iniettare autonomamente attraverso un apposito dispositivo, da portare sempre con sé e da usare in caso di puntura, in modo da avere la giusta copertura di tempo utile per recarsi in pronto soccorso. Ma soprattutto, è possibile sottoporsi al vaccino (immunoterapia specifica), efficace nella quasi totalità dei soggetti che lo assumono e che permette al paziente di risolvere definitivamente il problema. «Il vaccino consiste infatti nella somministrazione progressivamente crescente di veleno adeguatamente purificato a cui il soggetto è allergico. In questo modo il paziente viene desensibilizzato, e a successive punture dell’insetto stesso non presenterà più reazioni allergiche» conclude Bonadonna.
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