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Al nostro cervello piacciono i complotti. perchè ?

C’era un tempo nel quale la chiacchiera complottista veniva liquidata semplicemente la manifestazione di una malattia mentale, poi il dilagare del fenomeno grazie alla rete, ha imposto un approccio più meditato.

complotti è il caso di studiarli

BISOGNA STUDIARLI - C’è un filone della psicologia che si sta interessando di quel fenomeno ormai di massa che va sotto il nome di complottismo e che è già giunta ad alcune conclusioni che sembrano reggere sia il confronto con le ricerche che il senso comune. Ad alimentare il complottismo è la mancanza di fiducia, altrimenti detta scetticismo, nei confronti dei media, dei governi e delle autorità e in genere di qualunque fonte riconosciuta dal “mainstream”, scienza compresa. Lo scettico e sfiduciato partendo da queste premesse va poi poco lontano e gli studi dimostrano che di solito chi crede a un complotto è in genere predisposto ad accoglierne anche altri.

I CATTIVI NASCOSTI - Comprensibile, se s’ammette la possibilità che congreghe semi-onnipotenti combinino cose stranissime e pericolosissime per motivi ancora più insondabili, è abbastanza chiaro che si apre il vaglio selettivo a dismisura, se poi il veglio viene sostenuto solo dalla cieca fede nelle proprie convinzioni e nella certezza che chiunque obbietti faccia parte del complotto, ecco che si è già arrivati ai sintomi della paranoia.

L’INNESCO PERVERSO - Paradossalmente quindi, sfiducia nell’autorità delle fonti e scetticismo finiscono per alimentare non già una richiesta di rigore da parte delle fonti d’informazione, ma il loro rigetto in favore di storie costruite su misura per soddisfare e gratificare chi crede di saperla lunga e guarda il resto del mondo come a degli ipnotizzati da qualche mago o da qualche Matrix.

LA PARANOIA - Il processo mentale si fissa quindi sulle presunte intenzioni di misteriosi agenti e su quelle costruisce la propria ipotesi di complotto, che poi cerca di decorare con la dialettica o il rimando a qualche video nel quale un altro con la stessa malattia cerca d’arringare il suo circoletto di fedeli. Si dimenticano e si scartano i fatti e le conoscenze scientifiche acquisite e si va di fantasia immaginando un mondo pien di malvagi sempre intenti a pianificare qualche progetto -per-konkuivsta-ti-monto- attraverso macchinazioni inverosimili. Un tempo erano il fluoro e il cloro negli acquedotti, oggi sono le scie chimiche nei cieli.

LE INCONGRUENZE SONO SCARTATE - Tutti complotti per portare a termine i quali servirebbero migliaia di persone e mezzi ingentissimi, maai complottisti appare perfettamente normale che nessuno dei coinvolti parli mai, neppure a distanza di decenni, eppure per la maggior parte dei complottisti il coinvolgimento in questi piani assume sempre una dimensione globale o quasi. Le stesse teorie sulla morte di Kennedy, un classico del genere, sono abbracciate dalle stesse persone anche quando una escluda l’altra o coinvolgano un gran numero di governi.

LO SCETTICO BELIEVER - Le persone che hanno poca fiducia negli altri ne hanno quindi poca anche nelle istituzioni, finendo per concludere che debbano per forza esistere gruppi di sconosciuti intenti a cospirare qualcosa che finirà a proprio danno. Cinismo e scetticismo diventano così imprevidibilmente i detonatori di comportamenti fideistici e gruppettari dal minimo comun denominatore evidente, chi crede al complotto nel caso della morte della principessa Diana ha maggiori probabilità di credere a quello delle scie chimiche e così via, che è poi il motivo per il quale esistono e prosperano senza problemi siti che raccoklgono l’intero catalogo delle teorie cospirative senza che questo scateni conflitti apparenti tra “credenti” in grandi minacce per l’umanità diverse, perché in fondo a unire tutti c’è la forte convinzione di essere minacciati da poteri malvagi e semi-onnipotenti che hanno disegni perversi, anche più perversi di quello d’arricchirsi.

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