AdKronos 26 Aprile
I consumi delle famiglie, a causa della crisi, sono tornati ai livelli del secolo scorso. Nel 2014 risultano inferiore del 7,7% rispetto al 2007 e sono tornati al livello del 1999 (a quello del 1997 se misurati in termini pro-capite).
E' quanto rileva la Corte dei conti, nel documento depositato al Senato in occasione delle audizioni sul Documento di economica e finanza. ''Il 2007 appare ancora molto lontano per l’Italia'', osserva la magistratura contabile. Solo le esportazioni non sono così distanti dai livelli pre-crisi (-1,4 per cento) mentre per tutte le altre componenti della domanda i divari risultano molto ampi. Il Pil era alla fine del 2014 dell’8,9 per cento inferiore al livello del 2007 e vicino invece al livello del 2000.
Un risultato simile a quello dei consumi delle famiglie, inferiori del 7,7 per cento al 2007, La caduta degli investimenti è stata impressionante: hanno perso 1/3 del loro valore rispetto al 2007. Nonostante la crescita registrata nel 2014, la riduzione di occupazione rispetto al 2007, osserva la Corte dei conti, ''rimane imponente'': le unità di lavoro sono cadute di 800 mila, il tasso di disoccupazione è cresciuto di 6,6 punti percentuali, avendo raggiunto il 13 per cento alla fine del 2014 (3,4 milioni di persone). Anche considerando l’elevata reattività ciclica mostrata dall’occupazione lo scorso anno e le innovazioni normative introdotte, il riassorbimento dei posti di lavoro persi durante la lunga recessione sarà un processo lungo. Durante i sette anni di crisi, le retribuzioni lorde pro-capite sono cresciute dell’11 per cento nella media dell’intera economia, con un picco del 21 per cento nel settore manifatturiero.
Tuttavia, poiché i prezzi sono cresciuti nello stesso periodo del 12,3 per cento, osserva la Corte dei conti, i salari in termini reali sono caduti dell’1,3 per cento. La produttività (misurata come Pil per addetto) è diminuita anch’essa (-2,1 per cento), alzando il costo unitario del lavoro del 12 per cento.
Ciò secondo la magistratura contabile ''ha ulteriormente peggiorato la competitività di prezzo dell’Italia rispetto agli altri partner dell’area euro, e della Germania in modo particolare''. Nonostante i segnali di miglioramento che si scorgono già a partire dalla seconda metà dello scorso anno, ''la ripresa che si prospetta conserva un’intensità del tutto insufficiente a recuperare le ampie perdite di reddito e di prodotto subite nel corso della recessione'', conclude la Corte dei conti.
Grazie Renzi
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