Perché Piero Grasso non ne vuole proprio sapere di riformare: si dice contrario all'abolizione del Senato e propone che venga trasformato in un'assemblea di eletti. Al suo fianco, in una battaglia che punta ad affossare l'Italicum e le riforme costituzionali del governo, si schiera anche il senatore a vita Mario Monti.
Fanno opposizione, inutilmente. Perché almeno sull'abolizione del Senato, il premier Matteo Renzi non intende trattare: "La musica deve cambiare, sulle riforme il governo non molla". Un muro contro muro che minaccia la tenuta del governo. Tanto che Grasso non ci mette molto a lanciare l'avvertimento: "Voglio aiutare Renzi a non incontrare quegli ostacoli che potrebbero esserci se riforme non sono appoggiate dal numero dei senatori perché, se così rimangono le cose, i numeri non ci saranno".
"Capisco le resistenze di tutti. I politici devono capire che se per anni hanno chiesto di fare sacrifici alle famiglie ora i sacrifici li devono fare loro". Ai microfoni del Tg2, Renzi risponde seccato alle barricate di Grasso che propone di lasciare la Camera Alta eletta dal popolo. Dalle colonne di Repubblica l'ex magistrato critica duramente la riforma proposta da Renzi e propone che il Senato "non sia sia un organismo che dia la fiducia, ma che si occupi di leggi costituzionali e etiche".
Una proposta che il premiere non prende in considerazione:"Il Senato nonsarà più elettivo, altrimenti sarebbe una presa in giro nei confronti degli italiani". Il presidente del Consiglio non intende infatti essere intralciato in quel cammino di riforme su cui ha, sin dall'inizio, voluto giocarsi la faccia. "Il vero modo per difendere il Senato non è una battaglia conservatrice - spiega - ma difendere le riforme che stiamo portando avanti". E le riforme devono inevitabilmente passare dall'abolizione del bicameralismo perfetto. "Il modello che proponiamo rispetta la Costituzione - assicura Renzi ai microfoni del Tg2 - e porta alla semplificazione del processo legislativo". Un processo che, almeno nelle intenzioni del governo, non si fermerà all'abolizione del Senato, ma procederà con l'abrogazione delle Province, la riduzione del numero dei parlamentari ("Il più alto d’Europa", ricorda Renzi) e la semplificazione dei poteri tra Stato e Regioni.
"Assolutamente non sono un parruccone né un conservatore". Grasso, però, non intende arretrare di un passo. E, dopo la stroncatura di Renzi, torna all'attacco. "Io sono il primo rottamatore del Senato, il primo che vuole eliminare questo tipo di Senato", replica spiegando, intervistato da Lucia Annunziata a In mezz'ora, che il Senato proposto nella bozza di riforma del governo è "una contraddizione in termini". Da qui l'appello a tener conto dell'opposizione e a "non cambiare la Costituzione a colpi di fiducia", come già è stato fatto con l'abolizione delle Province. Grasso assicura di non parlare per conto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di aver già sottoposto le proprie rimostranze al ministro per le Riforme Maria Elena Boschi: "Ma non ho avuto alcun ritorno...". Quando poi il vicepresidente del Pd Debora Serracchiani invita l'ex magistrato a rientrare nei ranghi, un gruppo di 25 senatori dem si è subito schierato con lui. "Renzi ascolti le tante voci e non ponga ultimatum", si legge nella nota in cui si ricorda al premier che tra i banchi del Pd non siedono "meri esecutori".
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