PARTE PRIMA - La via Postumia nel Veneto
PARTE SECONDA - Il paesaggio agricolo dalla preistoria ai romani
PARTE QUARTA - La rotta della Cucca
PARTE TERZA - Le popolazioni antiche: i Paleoveneti
(informazioni tratte da Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Paleoveneti, da “Tesori della Postumia” e dal web)
Ora che abbiamo visto il paesaggio agricolo dalla preistoria all’epoca romana vediamo le popolazioni che lo abitavano. Insomma, chi erano gli uomini che abbiamo incontrato nel nostro viaggio immaginario nel Veneto antico? Difficile identificare quelli più remoti, c’erano i Reti, gli Euganei, ma sicuramente i più importanti e recenti sono i Paleoveneti.
Nel nostro viaggio nel tempo ne abbiamo intervistato uno, a cui passiamo la parola:
- Salve, sono un Paleoveneto. Spesso i miei amici ed io siamo anche chiamati Veneti, Venetici, Heneti o Eneti.
Nelle documentazioni storiche di solito ci chiamano “Veneti”, ma in opere non specialistiche si ricorre frequentemente al suffisso “paleo-” (=”antico”) o all’espressione “Venetici” per distinguerci dai moderni abitanti del Veneto.
Il nome "Veneti" ricorre frequentemente nelle fonti classiche. Erodoto riporta l'equazione Eneti=Illirici; nell'Europa centrale Tacito localizza i Veneti, i Venedi e i Venedae, distinguendoli dai Sarmati (si trattava probabilmente di un popolo slavo); Pomponio Mela cita il lago di Costanza come Venetus lacus; infine Venetulani sono un popolo laziale scomparso citato da Plinio.
La frequenza di questo etnonimo in diverse aree europee non va però spiegato con ipotetici legami storici e linguistici tra i diversi popoli che ne hanno fatto uso, quanto piuttosto un'uguale origine di questo nome.
L’origine del nome? Sembra derivare dalla radice indoeuropea *wen (“amare”).
“Veneti” (*wenetoi) pertanto significherebbe gli “amati”, o forse gli “amabili”, gli “amichevoli”. In effetti ci siamo dimostrati, all’arrivo dei romani, molto amichevoli, per cui il passaggio dalla nostra cultura alla cultura romana è avvenuto senza conflitti ed in maniera completamente pacifica.
Siamo una popolazione di provenienza indoeuropea stanziata nell'Italia nord-orientale. Abbiamo sviluppato una nostra civiltà durante il I millennio a.C.. Dal IX - VIII sec. a.C. abbiamo infatti cominciato a formare i nostri villaggi, che sono poi diventati vere e proprie città (VI - V sec. a.C.), con quartieri dove si abita ed altri dove si produce, in particolare la ceramica, e si lavorano i metalli. Attorno alle città dei vivi seppelliamo i nostri defunti, creando delle necropoli.
Caso unico tra i popoli a noi contemporanei nell'Italia settentrionale, si può stabilire l'identità tra la popolazione e la cultura veneta, ovvero a noi Paleoveneti è attribuito quanto realizzato sul piano materiale e spirituale nel nostro territorio: la Venezia.
Inizialmente noi Paleoveneti ci siamo insediati nell'area tra il Lago di Garda ed i Colli Euganei, allargandoci successivamente fino a raggiungere confini simili a quelli del Veneto moderno, anche se bisogna considerare la linea di costa del Mar Adriatico più arretrata rispetto all’epoca moderna. Secondo i ritrovamenti archeologici (che concordano anche con le fonti scritte) i confini occidentali del territorio corrono lungo il Lago di Garda, quelli meridionali seguono una linea che parte dal fiume Tartaro, segue il Po e raggiunge Adria, mentre quelli orientali giungono fino al Tagliamento, anche se tra questo e l'Isonzo è comunque forte la presenza veneta, tanto che si può parlare di popolazione veneto-illirica. I confini settentrionali sono invece meno definiti ed omogenei, ma il territorio veneto risle soprattutto i fiumi Adige, Brenta e Piave verso le Alpi, che fungono comunque da confine naturale. La presenza veneta sulle Alpi è attestata soprattutto nel Cadore.
Alla base della nostra economia c’è l’agricoltura: coltiviamo grano ed anche cereali per i pascoli. Nelle nostre case di Montebello Vicentino e Trissino potrete trovare, nella vostra epoca, ancora resti di orzo, miglio, avena, frumento, lenticchie e fave.
Molti di noi si dedicano all'allevamento: bovini, caprini, ovini ed anche suini.
Ma soprattutto noi Paleoveneti siamo famosi in tutto il Mediterraneo per la nostra capacità di allevatori di cavalli, che sono richiesti anche dalle altre popolazioni.
Alcuni preferiscono specializzarsi nella lavorazione dei metalli. Nel Vicentino (Montebello e Santorso) abbiamo delle vere e proprie case laboratorio con focolari particolari per la fusione e la forgiatura.
Dalla fine del VII sec. a.C. abbiamo iniziato la produzione di oggetti in bronzo sbalzati e figurati come le lamine e le situle, ossia vasi in bronzo a forma di secchio.
Questo artigianato di così alto livello è chiamato dagli archeologi "Arte delle situle”.
Nella nostra civiltà i compiti tra uomini e donne sono nettamente divisi: agli uomini sono riservate le attività più pesanti e pericolose, mentre le donne si dedicano alle attività domestiche, come la tessitura e la filatura. Il telaio è lo strumento utilizzato dalle donne per tessere: da noi è diffuso il tipo più semplice, quello verticale. Fili verticali vengono fissati alla parte superiore del telaio e tenuti in tensione da pesi in terracotta, costituendo l'ordito. Con una spoletta, un arnese in osso o in legno, piatto o rotondo, si dividono i fili dell'ordito facendo passare quelli orizzontali della trama.
Tutte queste nostre attività, la felice collocazione geografica e le facili vie di comunicazione ci hanno consentito di sviluppare una fitta rete di commercio con le popolazioni vicine: Etruschi, Greci e Celti, una popolazione originaria dell'Europa Centrale, con i quali manteniamo rapporti di buon vicinato. Ci siamo ispirati a loro per la decorazione di alcuni oggetti, soprattutto le fibbie dei cinturoni. Siamo anche diventati amici dei Romani che dal III sec. a.C. si interessano alle fertili terre della Pianura Padana. Quest’amicizia con i Romani ha portato progressivamente ad un’integrazione con loro, che nel 148 a.C., hanno costruito la via Postumia. Ai Romani dobbiamo dapprima la cittadinanza latina (89 a.C.) e poi quella romana (tra il 49 a.C. ed il 42 a.C.), che ci ha fatti diventare ufficialmente parte del loro impero.
Come abbiamo visto i nostri antenati, che abbiamo chiamato forse un po’ impropriamente Paleoveneti, erano gente semplice e pacifica, dal carattere amichevole, che ha iniziato dapprima un rapporto di amicizia per poi fondersi con i Romani, i quali hanno poi realizzato (tra le varie opere) la via Postumia ed in seguito ufficializzato l’annessione del popolo Paleoveneto all’Impero Romano.
Comunque sia la derivazione dei Veneti certo è che popoli diversi hanno abitato l’area padana prima dell’arrivo dei Romani. Gli studi e le ricerche archeologiche che si sono susseguiti dall’Ottocento ad oggi hanno evidenziato, durante l’età del ferro, una situazione molto articolata e complessa in cui si intrecciano culture e tradizioni di varia origine. La prima età del ferro (IX-VI secolo a.C.) è caratterizzata dalle culture di Golasecca (Lombardia occidentale, Piemonte orientale, Canton Ticino), di Este (Veneto) e dalla cultura villanoviana (Bologna e Verrucchio e diffusa ampiamente nell’area etrusca tra Tevere, Arno e Tirreno). Ciascuna di esse si distingue per il rituale funerario, gli aspetti produttivi ed i rapporti con le aree confinanti. Bologna, in diretto contatto prima con i centri villanoviani della penisola e poi con le città etrusche, costituisce il tramite per gli scambi tra queste aree e le regioni a nord del Po, mentre Este e Golasecca mostrano una certa apertura verso il mondo transalpino.
Nel VII secolo a.C. gli Etruschi si spingono fino alla Liguria, dove creano un emporio a Genova, e alla pianura Padana, dove occupano una buona parte del territorio emiliano e fondano alcuni centri come Marzabotto e Spina. Il processo di urbanizzazione comincia ad interessare anche le altre regioni: in ambito veneto si formano insediamenti protourbani a Padova ed Este, mentre in area golasecchiana a Sesto Calende – Golasecca -, Castelletto Ticino ed a Como.
Nel V secolo a.C., all’inizio della seconda età del ferro, i centri dell’Italia settentrionale raggiungono una brillante fioritura grazie al loro ruolo di partners commerciali degli Etruschi negli scambi che coinvolgono il mondo mediterraneo, in particolare la Grecia, ed il mondo transalpino.
la crisi che investe tutta l’Italia alla fine del V secolo a.C. provoca anche lo sfaldamento della rete di scambi e l’arrivo di nuove popolazioni celtiche, portatrici della civiltà cosiddetta di La Tène, dal nome di una località presso Neuchâtel in Svizzera. I Galli Boi occupano Bologna, dove si stabiliscono sovrapponendosi alla popolazione etrusca. Più a sud si stanziano Lingoni e Senoni, mentre a nord del Po gli Insubri si stabilizzano sul territorio da Milano al Novarese ed i cenomani in quello tra Brescia e l’Adige. La cultura di La Tène si afferma in tutta l’Italia settentrionale nel corso del IV e III secolo a.C. e viene cancellata soltanto quando la cultura romana prende il sopravvento.
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