L’idea shock è dell’ex ministro Giulio Tremonti, che nel corso della trasmissione In Onda, su La 7, condotta da Nicola Porro e Luca Telese, spiega: «L’Imu viola la Costituzione per la rivalutazione di colpo e di imperio delle rendite catastali a cui è incardinata, che peraltro non coincidono necessariamente con il valore degli immobili».
Questo fa dell’imposta una sorta di «patrimoniale permanente», peraltro inflitta in un periodo di gravissima crisi. «Il debito di imposta – spiega Tremonti – resta negli anni invariato mentre i valori immobiliari precipitano, creando uno scollamento dai principi costituzionali di capacità contributiva e di eguaglianza tra i cittadini.
Si crea di fatto una discriminazione tra chi, godendo di alti redditi, potrà conservare la proprietà dell’immobile e chi, non avendo redditi sufficienti per pagare l’Imu, sarà costretto a venderlo. In questo modo l’Imu va in direzione radicalmente opposta alla carta costituzionale: non favorisce l’accesso alla proprietà dell’abitazione e non tutela il risparmio», diventando addirittura un’«imposta contro il patrimonio. Disumana per le famiglie e suicida per l’economia, che resta bloccata».
Una ribellione?
«No, una semplice valutazione di costituzionalità», minimizza Tremonti. Secondo cui l’Imu contravviene ad almeno tre articoli della Costituzione: il numero 3 (quello che celebra l’uguaglianza tra cittadini), il 47 (sia nella parte che «incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme» sia in quella che «favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione») e il 53 («tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»)
Il rimborso dell’Imu può essere richiesto da un cittadino singolo o in class action (i moduli sono scaricabili dal sito del movimento di Tremonti, www.listalavoroliberta.it, che durante la trasmissione è andato in tilt per l’enorme numero di accessi: oltre 10mila le richieste); se il Comune non risponde entro 90 giorni si può fare ricorso alla Commissione tributaria provinciale, che se ritiene ammissibile un ricorso può trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale per costringere quest’ultima a esprimersi.
«Basta che la Consulta dia ragione a un ricorrente per rendere il rimborso alla portata di tutti», dice Tremonti prefigurando uno scenario a suo modo rivoluzionario.
Naturalmente sullo sfondo c’è la figura di Mario Monti, sulla quale Tremonti va giù duro: «L’Imu era stata introdotta dal governo Berlusconi, ma a partire dal 2014, a invarianza di gettito, senza toccare la prima casa e senza rivalutazione della rendita catastale. Una cosa ben diversa dall’Imu di Monti.
Il quale quando dice che l’Imu è un frutto malvagio ereditato dice il falso. E facendo della moralità la sua bandiera politica, ciò è immorale». Tremonti stuzzica Monti e la sua formazione-matrioska («sviti Monti ed esce Casini, lo sviti ed esce Fini, lo sviti ed esce Montezemolo…»), si bea della sua sovraesposizione mediatica («più va in tv meglio è per noi»), irride la sua credibilità internazionale («è apprezzato perché fa gli interessi degli altri Paesi») e fingendo un lapsus definisce la sua l’«agenda Merkel».
Per chi volesse capire a chi sono andati i soldi dell’IMU, ossia al salvataggio della banca Monte Paschi Siena, c’è da leggere qui.
E fare la prova del nove: fatevi rimborsare l’IMU e vedrete la Monte Paschi andare in fallimento.
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