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Andare D' Accordo Col Capo, Un' Impresa (im)possibile?

Dall'ultimo arrivato tra gli impiegati al megadirigente, dal più umile dei fattorini al responsabile di un reparto

in pratica, ciascuno di noi ha un superiore da cui possono in parte dipendere carriera, salute e pace interiore.

Premesso che la preoccupazione di mantenere buoni rapporti col capo non deve mai assillare nessuno al punto di limitarne capacità creative e produttive, eccovi alcuni punti su cui meditare per ben amministrare il vostro rapporto con i superiori e forse far meglio il vostro lavoro, per voi stessi e per gli altri.

Capacità di ascoltare.

Per gran parte del tempo fingiamo di ascoltare. Siamo così intenti a cogliere segnali di approvazione o di disapprovazione oppure ad elaborare risposte che neanche sentiamo quel che ci viene detto. Ascoltare bene significa non solo sentire ciò che dice il capo ma anche cogliere il significato implicito del discorso.

capo vs impiegati

Significa essere in grado di riassumere e rispondere in maniera sensata. Come?

Rilassatevi e concentratevi su quel che il vostro superiore sta dicendo. Agganciatene lo sguardo, ma senza fissarlo. Prendete appunti. Quando il capo ha finito, aspettate qualche secondo per dimostrare che state assorbendo totalmente il senso delle sue parole. Fate una domanda o due per chiarire alcuni punti, oppure riassumete brevemente quel che vi è stato detto.

Ricordate ai superiori piacciono le persone che non si fanno ripetere le cose due volte. 


Coincisione.

Il tempo è prezioso, anche e sopratutto per il vostro capo, che apprezzerà molto la vostra capacità di sintesi quando vi trovate a parlare con lui. Essere brevi però non significa concentrare una quantità eccessiva di dati in un monologo a mitraglia. Significa essere selettivi, diretti e chiari. Una buona idea è quella di limitare i promemoria a una sola pagina. Se dovete presentare un rapporto dettagliato, iniziate con un riassunto di una pagina. Una prosa efficace dimostra non tanto che siete bravi a scrivere quanto capaci di pensare: accertatevi di aver valutato attentamente l'argomento prima di mettere nero su bianco.


Tatto e diplomazia.
Se intendete far prevalere un determinato punto di vista, mettete insieme i fatti che suffragano la vostra tesi e presentateli in modo che la rendano ovvia. cercate il più possibile di fare in modo che alla fine sia il capo stesso ad esprimere la stessa idea.
Un buon metodo consiste nell'offrire al vostro superiore diverse possibilità e lasciare che sia lui a scegliere.
Evitare di bocciare su due piedi una proposta del principale. Ma se vi sembra proprio che non stia nè in cielo nè in terra, sbarratele il passo con obiezioni camuffate da domande oppure attribuendole ad altri. Non abbiate paura di communicare al vostro superiore anche le notizie sgradevoli. Il subordinato disposto a far gentilmente notare che - il re è nudo - finirà per trovarsi meglio, nei tempi lunghi, di quelli che stordiscono a tal punto il capo con le adulazioni da fargli commettere qualche passo falso.

creare pochi problemi all'azienda

Meno problemi.
Nulla fa perdere più tempo ed autorità, ad un dirigente, dei subordinati che non sono in grado di risolvere i loro problemi.
Affrontare e gestire le difficoltà, vi aiuterà invece a mettere a punto gli strumenti ed i contatti che vi servono per lavorare con efficienza, e guadagnerete considerazione agli occhi del principale.
Regalategli aiuto.
E' fondamentale per andare d'accordo con lui. Segnalate agli altri i suoi meriti. Tenetelo informato. Evitate assolutamente di comunicare informazioni inedite durante una riunione cui sia presente il vostro superiore. Mettetelo al corrente prima e lasciate che sia lui a parlare. Far fare bella figura al capo significa lasciare a lui qualcosa che è farina del vostro sacco. Questa occasionale rinuncia al diritto d'autore finirà col risultare vantaggiosa. Quando il vostro capo fa bella figura la fate anche voi, e se lui viene promosso, miglioreranno le vostre probabilità di promozione.


Attitudini positive.
dirigenti di maggior successo sono in genere ottimisti che cercano lo stesso atteggiamento nei loro subordinati. L'approccio positivo alle cose non è una semplice tattica, ma un comportamento naturale. Un bravo dipendente usa di rado termini come problema, crisismacco ecc. Per lui le situazioni difficili sono sfide da affrontare e superare dopo un'attenta pianificazione.
Parlando dei colleghi al principale, mettetene in rilievo i meriti invece dei demeriti. Passerete per un buon giocatore di squadra, e rinsalderete la vostra reputazione di elemento capace di gestire un gruppo.


Presenze in ufficio.
Chi lavora sodo mostra entusiasmo e dedizione, invoglia gli altri a fare altrettanto e lusinga il capo. Dopotutto è per lui che sgobbate. Cercate di lavorare qualche ora in più all'inizio, e non alla fine, della giornata. Vi sentirete freschi invece che stanchi. Arrivando presto, inoltre, dimostrerete la vostra impazienza di cominciare. Fermarsi fino a tardi, invece, significa non siete riusciti a fare quello che dovevate fare.


Promesse.
I superiori sono disposti a chiudere un occhio sui difetti dei subordinati, se questi ultimi compensano con un numero ancora più alto di meriti. Ma non tollerano l'incertezza. Se dichiarate di poter svolgere un determinato compito, ma poi non lo eseguite, il capo dubiterà della vostra affidabilità. Se vi rendete conto di non poter mantenere l'impegno preso, informate subito il principale. Rimarrà deluso, ma molto meno che se lo venisse a sapere in ritardo.


Conoscete il capo.
Sapere è potere. Informatevi sul passato del principale, sulla sua storia aziendale, sulle sue abitudini di lavoro, sugli obiettivi che vorrebbe raggiungere e su i suoi gusti. Se il principale è un appasionato di sport, meglio evitare di sottoporgli un grosso problema da risolvere il giorno dopo che la squadra del cuore ha perso.
Un principale in gamba apprezzerà il dipendente che lo conosce abbastanza da prevedere i suoi umori e desideri.


Ognuno al suo posto.
I rapporti col principale non devono debordare invadendo la sfera della vita personale. Tra voi ed il capo c'è differenza di peso specifico aziendale, e un'amicizia stretta ha un effetto livellante spesso pericoloso. Rischiate di scambiare confidenze di cui vi potreste pentire, di sentire di fare richieste troppo onerose, di veder indebolita la vostra libertà di pensare ed agire indipendentemente. Una vicinanza eccessiva al principale può indurre i colleghi di lavoro a non fidarsi troppo di voi e tentare di minare il vostro piedistallo. 

Per cui ognuno al suo posto inderogabilmente.

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