Il film racconta la storia di Freddie Mercury, (vero nome Farrokh Bulsara), in tutti i suoi aspetti, anche quelli più intimi e scandalosi.
“Noi siamo una famiglia”: è questo a conti fatti il fulcro di Bohemian Rhapsody, il film diretto da Bryan Singer e Dexter Fletcher su una delle più importanti rock band della storia e sul suo leggendario leader Freddie Mercury. Un “nucleo familiare” che deve la sua grandezza alla chimica, alla miscela esplosiva ottenuta unendo il talento musicale di Bryan May, Roger Taylor, John Deacon e l’estro, il carisma e la voce unica di Mercury.
Si parte dal 1970 a Londra, dal primo incontro tra i Queen – quando ancora si chiamavano Smile – con Mercury, al secolo Farrokh Bulsara, di origini parsi. Un colpo di fulmine e poi un’ascesa folgorante che li catapulta in pochi anni dai club londinesi alla fama mondiale. Imprevedibili e geniali: la canzone Bohemian Rhapsody – successo intramontabile – è quella che meglio li rappresenta: fuori dagli schemi, spettacolare. Nel corso della loro carriera, ovviamente, insieme ai successi, la band deve affrontare difficoltà, delusioni e crisi. Tutto gira intorno a Freddie Mercury nel bene e nel male: è lui l’anima dei Queen grazie alle sue intuizioni e alle sue performance sopra le righe e trascinanti; un’anima sensibile e tormentata, inizialmente in conflitto con la sua sessualità poi con la malattia, l’AIDS, che lo strappa troppo presto alla vita, ai suoi cari, al pubblico.
Bohemian Rhapsody si conclude con la leggendaria esibizione dei Queen al Live Aid (storico concerto umanitario) a Wimbledon nel 1985, forse uno dei momenti più significativi per la band e per Freddie Mercury, interpretato da Rami Malek (Mr.Robot). L’attore statunitense regge l’intero film grazie alla sua performance convincente. Malek riesce a non scivolare nel facile rischio di una mera imitazione e restituisce un Freddie Mercury intenso e sensibile nei momenti privati e il performer straordinario che tutti conosciamo. Se la somiglianza fisica tra l’attore e il cantante è poca – i denti posticci di Malek sono esageratamente sporgenti – le movenze, il modo di stare sul palco, di cantare e di rivolgersi al pubblico è fedele, grazie anche al playback credibile. Malek, infatti, ha studiato per circa un anno e mezzo canto, piano e ballo per meglio immedesimarsi in Freddie Mercury.
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