PARTE PRIMA - La via Postumia nel Veneto
PARTE SECONDA - Il paesaggio agricolo dalla preistoria ai romani
PARTE TERZA - Le popolazioni antiche: i Paleoveneti
PARTE QUARTA - La rotta della Cucca
Questa volta parliamo la cosiddetta "rotta della Cucca" in quanto la troveremo menzionata diverse volte parlando della via Postumia. La rotta della Cucca infatti ha portato un notevole sconvolgimento idrografico spostando il corso dei fiumi veneti, in particolare un ramo del Brenta che passava per il mio paese.
Si tratta di un’alluvione di grande portata che sconvolse l’idrografia dei fiumi nel basso Veneto.
Il nome deriva dalla località di Cucca, vicino a Veronella, dove l'Adige sarebbe uscito dagli argini. Paolo Diacono, nelle sue cronache, data la rotta al 17 ottobre 589, ma questa datazione è spesso messa in discussione dagli studiosi. Oggi si ritiene che nella tradizione orale la rotta indichi gli sconquassi avvenuti nei secoli successivi alla caduta dell'impero romano a seguito della scarsa manutenzione dei fiumi.
La descrizione del disastro è tutta compresa nel capoverso 23 del libro III dell'Historia Langobardorum di Paolo Diacono.
In Veneto ed in altre parti d'Italia nel 589 vi fu "un diluvio d'acqua che si ritiene non ci fosse stato dal tempo di Noè"; a seguito di queste piogge l'Adige esondò il 17 ottobre, e il livello delle acque a Verona salì fino a raggiungere le finestre superiori della basilica di San Zeno fuori le mura.
L'alluvione causò grosse perdite di vite umane e animali, e distrusse parte delle mura di Verona oltre a spazzare via strade, sentieri e gran parte della campagna in quelli che oggi sono il basso Veneto e la bassa ferrarese.
A seguito della rotta l'Adige abbandonò il suo antico corso (che passava per Bonavigo, Minerbe, Montagnana, Este, Sant'Elena e Solesino) per assumere grossomodo l'attuale percorso molto più a sud e che corrispondeva all'antico alveo del Tartaro; da allora l'Adige attraversa Legnago, lambisce Villa Bartolomea e Castagnaro e sfocia nel mare Adriatico dopo aver attraversato Cavarzere.
In seguito all'eccessiva frammentazione del territorio, nessun governo si prese carico di riparare il guasto e la campagna inondata si tramutò in palude per secoli; le acque del Tartaro si unirono a quelle dell'Adige in questa devastazione. Il termine Polesine nacque in quel periodo e venne ad indicare l'attuale provincia di Rovigo e parte dell'attuale provincia di Ferrara, in quanto il corso principale del Po all'epoca passava più a sud e corrispondeva all'attuale Po di Volano.
Il Mincio, che fino a quel momento passava per Adria ed era una via navigabile dal mare Adriatico al lago di Garda, abbandonò il suo alveo e divenne un affluente del Po; questo portò alla definitiva decadenza di Adria e del suo porto.
Quando il corso dell'Adige si assestò, il ramo principale attraversava Badia Polesine e su questo ramo nasceranno in seguito i borghi di Lendinara, Villanova, Rovigo e Villadose; questo ramo divenne poi di scarsa importanza dopo la rotta del 1438 e corrisponde all'attuale corso dell'Adigetto (da non confondere con l’omonimo corso d’acqua che anticamente tagliava l’ansa dell’Adige a Verona).
Secoli dopo, quando la terra ricominciò ad emergere dalla palude, l'uomo canalizzò, col nome di Canal Bianco, le acque del Tartaro in quello che fu l'antico alveo del Mincio, facendolo passare presso Adria e sfociare nel mare Adriatico.
Anche il fiume Brenta modificò il suo percorso, abbandonando quello relativo al ramo più ad ovest (che passava per San Pietro in Gu) in favore di quello minore.
Anche l’idrografia di Vicenza venne modificata: precedentemente alla rotta i fiumi che attraversavano la città erano l’Astico ed il Retrone. In seguito allo sconvolgimento idrografico l’Astico venne sostituito dall’attuale Bacchiglione.
Una curiosità: è noto che per indicare uno sciocco, a Verona, si dice: “no se imbarca cucchi”. Forse questo detto si riferisce proprio alla rotta della Cucca del 589, quando gli abitanti della Cucca (i Cucchi) annunciarono ai Veronesi che l'Adige non passava più dal loro paese ma, dopo Ronco, andava verso Legnago. Fatto impossibile da pensare in quei lontanissimi anni, perciò gli abitanti della Cucca presero la nomea di essere tutti sciocchi. Stanchi di questo detto, i Cucchi pensarono bene di cambiare il nome al loro paese e, dopo il 1866, lo ribattezzarono Veronella.
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