Nel cosmo ci sono più particelle di antimateria di quanto si pensasse.
Lo ha scoperto il rilevatore Ams-02 agganciato sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) dopo un anno e mezzo di osservazioni. Era stato portato lassù con lo shuttle Endeavour nel maggio 2011 accompagnato dall’astronauta italiano Roberto Vittori. Ams-02 è il primo rilevatore di grande capacità costruito allo scopo, dopo che su un altro precedente volo shuttle era stata collaudata la tecnologia (Ams-01) necessaria. Il tutto nato da una collaborazione internazionale che include persino la Cina accanto agli Stati Uniti oltre all’Europa che al Cern di Ginevra ospita il centro di controllo.
Il rilevatore di antimateria Ams-2
RILEVATORE - L’Italia è in primo piano (attraverso l'Agenzia spaziale italiana) sia per la realizzazione del rilevatore con innovazioni frutto dell’Istituto nazionale di fisica nucleare sia per la guida dell’esperimento che ha come portavoce il Nobel Samuel Ting, ma come coordinatore il fisico Roberto Battiston. Ams ha registrato 25 miliardi di eventi, inclusi 400 mila positroni con energia tra 0,5 e 350 GeV (miliardi di elettronvolt). È la più ampia collezione di antimateria mai raccolta che include, in particolare, positroni, cioè elettroni con una carica elettrica positiva invece che negativa come accade nella materia normale.
ANTIMATERIA - La caratteristica dell’antimateria è proprio questa: avere una carica elettrica opposta e se materia e antimateria vengono a contatto si distruggono. Che esistessero particelle di antimateria lo si sapeva, come avevano dimostrato altri osservatori (ad esempio Pamela e il prof. Piergiorgio Picozza); ma che fosse così abbondante nessuno ci credeva. Le particelle «anti» sono prodotte da stelle calde come il Sole e si trovano nei raggi cosmici che piovono sulla Terra. Ma questi sono schermati e alterati nell’impatto con l’atmosfera per cui, per studiarli, bisogna andare nello spazio.
MISTERO - Tanti positroni hanno generato un mistero. «Forse sono il segnale della materia oscura o forse escono da qualche altro fenomeno», precisa Ting. «Potrebbero derivare ad esempio dalle pulsar, frutto del collasso di un grande astro, o da una supernova, che diffonde plasma ad alta energia», aggiunge Battiston. «Nel primo caso, legato a una particella di cui potrebbe essere costituita la materia oscura che riempie il 23 per cento dell’universo, significherebbe l’indizio di una nuova fisica».
Solo la continuazione delle indagini potrà sciogliere l’enigma e portare al secondo passo tanto atteso: la scoperta di anti-nuclei di carbonio, elio oppure ossigeno i quali sarebbero la prova dell’esistenza di altri universi fatti di antimateria.
La sfida ora è aperta.
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