Raul Bove mi piace 4459 giorni fa
IL COSTO DELL'ACCENTO - Spedire messaggi ha un costo praticamente inesistente per l'operatore, per l'utente invece può voler dire il raddoppio della bolletta. Su alcuni modelli di cellulare come l'iPhone, quando scriviamo la lettera «E» maiuscola accentata l'sms da 160 caratteri all'improvviso si trasforma in uno di 70. Lo stesso capita se scriviamo la parola «però». Questo succede perché il telefono deve attingere ad un vocabolario speciale con una codifica più pesante per ogni carattere, spiega Marco Calvo amministratore della società E-text. Dato che il “peso” totale rimane sempre di 140 byte, il telefonino ci dimezza in automatico il numero di lettere che possiamo utilizzare. In pratica scrivendo un messaggio abbastanza breve di 100 caratteri, se dentro ce n'è uno speciale, invece di 1 sms ne spediamo 2. Se lo stesso lo spediamo a due persone diventano 4 e così via. La lingua italiana non ci perdonerà, ma ci si può difendere utilizzando l'apostrofo invece dell'accento. Su alcuni telefoni come il Samsung Galaxy, invece, i messaggi lunghi si trasformano da Sms in Mms con costi che possono essere di molto superiori al normale a seconda del piano tariffario scelto.
IL RICAVO - Se anche non si usano caratteri speciali il costo dei singoli messaggi è comunque altissimo considerando che ognuno di essi pesa 140 byte. Prendendo ad esempio un costo di 12 centesimi per messaggio, come previsto per alcune tariffe, significa pagare 850 euro per MB (spedire un film da due gigabytes a queste tariffe verrebbe a costare oltre un milione e mezzo di euro) a fronte di un valore reale di pochi centesimi. Ricavi straordinari per gli operatori che su ogni messaggio inviato hanno un margine di quasi il 100%. Si stima che nel 2011 abbiano incassato 200 miliardi di dollari.
L'ALTERNATIVA - Molto presto però i “cari” messaggini potrebbero essere soppiantanti dalle applicazioni gratuite di messaggistica come “WhatsApp” o “Viber” che permettono a chi attiva il traffico dati sul telefonino di sostituire le chiamate e i messaggi a pagamento. Sui nuovi iPhone è già presente l'applicazione “iMessage” che offre lo stesso servizio di messaggistica gratuita tra utenti del melafonino. I primi segnali ci sono già: le compagnie telefoniche del nord Europa hanno visto un crollo degli sms nel periodo natalizio che ha toccato punte del 22% in Finlandia e del 14% in Giappone. Negli Stati Uniti il crollo è previsto alla fine del 2012 e un anno più tardi per l'Italia. Non più sms ma messaggini in rete con una perdita economica per le maggiori compagnie telefoniche che già nel 2011 è stata di 14 miliardi di dollari, una cifra destinata ad aumentare velocemente. Un altro modo per usare messaggi e telefonate gratis è quello di appoggiarsi alle reti wifi gratuite, diffuse all'estero ma non ancora nel bel Paese.
Una delle cause del ritardo italiano ha origine nel decreto Pisanu che, dal 2005 - quando fu introdotto per combattere il terrorismo internazionale - al 2011, anno in cui ha smesso di essere in vigore, ha obbligato i gestori di locali pubblici che volevano aprire uno spot wifi pubblico a richiedere, archiviare e conservare le generalità degli utenti. Oggi stiamo cercando di recuperare terreno anche grazie alle reti pubbliche wifi che si stanno diffondendo rapidamente, come a Roma, dove la Provincia ha aperto 850 punti di accesso libero e gratuito a tutti. Il giorno in cui la diffusione di queste reti aperte e il traffico dati attivato sul cellulare sarà capillare, l'sms andrà in soffitta.
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