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L'adolescenza è l'età dell'insicurezza per definizione. Il tempio della paura. Si sa quando si comincia ad essere giovani, ma non quando si finisce.
Il debutto è il momento della pubertà, con le sue vistose trasformazioni, un passaggio chiaro, riconoscibile e definito.
L'uscita dall'adolescenza è invece una convenzione sociale. Oggi siamo arrivati all'adolescenza illimitata, una sorta di gravidanza sociale che non arriva mai a termine.
Si esce dall'indeterminazione sociale per diventare adulti soltanto quando si è realizzata una piena autonomia psicologica ed economica, e quando da figli si è passati ad essere genitori.
In alcune società primitive, invece, l'adolescenza non esiste: si passa direttamente dall'infanzia all'età adulta, e il passaggio è sottolineato da precise ritualità.
Questi riti funzionano sempre da terapia. Con la celebrazione del rito, in genere di fronte a tutti i membri della comunità, la nuova identità è acquisita in modo indiscutibile.
La mancanza di riti genera al contrario molta angoscia. Tu non sai bene chi sei, quale ruolo hai. Ti trovi di fronte l'agghiacciante possibilità di invecchiare senza mai essere diventato adulto.
Il figlio di un contadino sapeva che sarebbe diventato contadino a sua volta, ed il figlio di un medico dava per scontato che con ogni probabilità avrebbe seguito la strada del padre.
Al giorno d'oggi il 50% dei giovani farà invece un lavoro di cui oggi non è neppure noto il nome. Manca la percezione del futuro, ed il subito finisce con l'essere l'unica, mostruosa, dimensione del tempo.
C'è anche la paura da luoghi: in città un ragazzo non sa assolutamente dove andare. Scappa dalla famiglia, dalla scuola e dalla chiesa. Trova un posto dove si lavora, dove si è qualcosa, questo è fondamentale per sedare la paura.
Questo continuo cambiamento è il paradigma della condizione giovanile. L'adulto si trasforma lentamente, al giovane succede all'improviso.
La sensazione è quella di svegliarsi un mattino con sembianze irriconoscibili, mostruose, a cui fa seguito la paura di non piacere.
Tutti appaiono migliori, qualunque cosa è preferibile alla propria condizione.
La metamorfosi viene quindi anche promossa, nel tentativo di piacersi di più.
C'è la metamorfosi chimica indotta dalle droghe: cinque minuti e non sei più tu. Ci sono pure i tatuaggi, il trucco, il piercing, tutti mezzi di trasformazione simbolica.
Diversamente dall'adulto, un ragazzo non sopporta di provare paura, non sa elaborarla lentamente. Appena la percepisce, cerca di buttarla fuori, la traduce immediatamente in azione. Rompere una cabina del telefono, impennarsi sulla moto o partecipare ad uno stupro di gruppo sono tutte manifestazioni di paura travestita.
C'è la paura che si lega ad attività specifiche, che interferisce con i processi di concentrazione, rendendo problematico l'apprendimento.
La paura vale per tutti, anche per gli adulti. Per questa ragione guidare agitati è sconsigliabile, ma nei giovani il fenomeno è particolarmente evidente.
La paura può creare problemi sessuali, l'eiaculazione precoce, l'erezione interminabile, la frigidità; tutte azioni che provocano disinteresse nei maschi per il proprio organo sessuale. Evitano quelle situazioni, feste o altre occasioni per conoscere ragazze, che prevedono la possibilità di dover agire sessualmente.
Difficilmente capita agli adulti, la cui sessualità è già strutturata in una tecnica.
Dulcis in fundo prima o poi in qualche modo si diventa grandi.
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