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Tutta la “stampa” italiana – anche Mediaset – ha fatto grandi titoli sul fatto che la copertina del Time dedicata è dedicata al presidente del Consiglio Mario Monti, omettendo però di spiegare che Time ha copertine diverse nelle sue diverse edizioni globali.
Mario Monti è sulle copertine di tutte le edizioni internazionali non americane, ma ben pochi sanno che sull'edizione americana al suo posto hanno messo un CANE !!.
Il DDL appena varato, approvato "salvo intese" (ovvero passibile di modifiche prima di iniziare l'iter parlamentare), introduce il licenziamento per motivi economici. Qualora il giudice dovesse ritenere il provvedimento dell'azienda illegittimo il lavoratore non potrà essere reintegrato in azienda ma riceverà un indennizzo di 15-27 mensilità tenendo conto dell'ultima retribuzione. Il governo si è impegnato a prestare particolare attenzione per evitare abusi da parte delle imprese.
Diviene possibile anche il licenziamento per motivi disciplinari, se un giudice stabilisce che l'azione è illegittima, in questo caso è prevista la possibilità di reintegro o una indennità tra 15 e 27 mensilità in base all'anzianità.
In caso di licenziamenti discriminatori resta il diritto al reintegro per tutti, a prescindere che l'imprese abbia più o meno di 15 dipendenti.
Questo particolare è importante al pari dei due casi di licenziamento sopracitati, perchè l'articolo 18 in vigore fino ad oggi, varato nello Statuto dei Lavoratori del 1970, prevedeva il diritto di reintegro solo per le imprese com più di 15 dipendenti.
Il costo sostenuto dal datore di lavoro in caso di vittoria del lavoratore sarà svincolato dalla durata del procedimento e dalle inefficienze del sistema giudiziario.
Per evitare processi lunghi è prevista l'introduzione di un rito procedurale abbreviato per le controversie in materia di licenziamenti, che ridurrà ulteriormente i costi indiretti del licenziamento.
Le modifiche apportate a questa parte dell'articolo 18 possono, dunque, essere interpretate con neutralità e, in linea di massima, essere condivise da tutte le parti sociali. Non si accontenta nessuno per non scontentare tutti, questo è il principio ed è rispettato dall'introduzione di due casi d'uscita e di un più generale principio di diritto d'entrata.
In uno Stato dotato di sistema legislativo e giuridico funzionante, questo DDL renderebbe il mercato del lavoro più flessibile di quello attuale, ma nel nostro caso c'è da fare i conti con la lentezza del sistema giuridico e dei processi. Insieme con la responsabilità civile per i magistrati, questo DDL doterebbe i lavoratori di garanzie sufficienti ad un più snello mercato del lavoro.
Il dominio internet Mediaset.com non torna a Mediaset: un collegio di saggi dell'organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, Wipo, respinge il ricorso per la riassegnazione.
Si tratta di una battaglia legale iniziata un anno fa. Lo scorso agosto il gruppo Fenicius Llc, con sede nel Delaware, negli Stati Uniti, registra Mediaset.com attraverso un'asta online dopo un mancato rinnovo: la procedura è avvenuta con l'aiuto di un'altra società, Moniker.com, specializzata nella ricerca di indirizzi internet rimasti liberi che possono essere aggiudicati durante contrattazioni sul web.
A novembre l'azienda di Cologno Monzese chiede l'intervento del Wipo: ricorda la possibile confusione con il marchio Mediaset e sostiene la malafede di Didier Madiba, rappresentante legale di Fenicius Llc, durante la fase di registrazione e nell'uso attuale dello spazio web, rimasto inattivo.
La difesa del gruppo degli Stati Uniti era affidata a uno studio specializzato nelle battaglie giudiziarie online, ESQwire: Madiba ha replicato che aveva richiesto il dominio per vendere "media sets": sostiene che sia una parola generica, utilizzata anche da altre imprese. Ma negli ultimi mesi non ha potuto mettere in pratica i suoi progetti imprenditoriali a causa di una grave malattia. Secondo il collegio dei saggi del Wipo non è dimostrata la malafede: mancano fatti o esempi specifici per verificarla. E respinge la domanda di Mediaset.
Il dominio internet Mediaset.com non torna a Mediaset: un collegio di saggi dell'organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, Wipo, respinge il ricorso per la riassegnazione.
Si tratta di una battaglia legale iniziata un anno fa. Lo scorso agosto il gruppo Fenicius Llc, con sede nel Delaware, negli Stati Uniti, registra Mediaset.com attraverso un'asta online dopo un mancato rinnovo: la procedura è avvenuta con l'aiuto di un'altra società, Moniker.com, specializzata nella ricerca di indirizzi internet rimasti liberi che possono essere aggiudicati durante contrattazioni sul web.
A novembre l'azienda di Cologno Monzese chiede l'intervento del Wipo: ricorda la possibile confusione con il marchio Mediaset e sostiene la malafede di Didier Madiba, rappresentante legale di Fenicius Llc, durante la fase di registrazione e nell'uso attuale dello spazio web, rimasto inattivo.
La difesa del gruppo degli Stati Uniti era affidata a uno studio specializzato nelle battaglie giudiziarie online, ESQwire: Madiba ha replicato che aveva richiesto il dominio per vendere "media sets": sostiene che sia una parola generica, utilizzata anche da altre imprese. Ma negli ultimi mesi non ha potuto mettere in pratica i suoi progetti imprenditoriali a causa di una grave malattia. Secondo il collegio dei saggi del Wipo non è dimostrata la malafede: mancano fatti o esempi specifici per verificarla. E respinge la domanda di Mediaset.
Luana Mattia mi piace 4475 giorni fa
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