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La precisione di un orologio automatico, variazioni con caldo e freddo

Al contrario di quanto asseriscano in molti, con il FREDDO l'orologio automatico, tende ad accelerare e NON a rallentare, al contrario con il caldo, si avrà un leggero rallentamento dello stesso.

bilancere orologio


eccovi la spiegazione tecnica

BILANCIERE E SPIRALE 

La precisione di un orologio meccanico dipende, oltre che dalla qualità del movimento, anche da fattori ambientali, quali le variazioni della temperatura, la posizione in cui l'orologio lavora, gli urti cui è soggetto, la pressione atmosferica i campi magnetici. 

Le variazioni di temperatura influenzano notevolmente l'elasticità della spirale e di conseguenza la regolarità delle oscillazioni del bilanciere. 
Per alcuni anni si tentò di attenuare il problema delle variazioni di temperatura adottando bilancieri bimetallici, tagliati diametralmente. 
I metalli impegnati erano l'ottone (all'esterno) e l'acciaio: il taglio consentiva la dilatazione termica dei due semicerchi, e ciò modificava il momento di inerzia del bilanciere, compensando così le variazioni della spirale di acciaio. 
Tutt'attorno il bilanciere aveva poi una serie di microviti, con le quali si poteva bilanciarlo. 

Un grande passo avanti sulla strada della precisione si ebbe con il bilanciere bimetallico in ottone e in lega di acciaio e nickel. 
Grazie a questa realizzazione, dovuta ai primi del 1900 al premio Nobel per la fisica Charles Edouard Guillaume, l'errore secondario (cioè la differenza fra la marcia di un orologio alle temperatura media diurna e fra la media della marcia alle temperature più basse e più elevate) venne ridottoa un decimo di quello abituale. 

Questa innovazione trovò applicazioni su molti cronometri da osservatorio, da marina e da tasca, ma a causa del suo costo fu raramente impiegata sui modelli da polso. 
Il problema di compensare le variazioni di temperatura venne risolto affidando questo compito non più al bilanciere, ma alla spirale stessa. Nel 1919 Guillaume e Paul Perret avevano realizzato una lega di acciaio e nickel con aggiunta di cromo e tungsteno che venne chiamata "elinvar" (dalla fusione dei termini elasticité invariabile). 
Le spirali di questa lega (da cui poi derivano le spirali in metelinvar, nivarox, nivaflex, isoval, durinval) non subivano modificazioni apprezzabili di elasticità anche a temperature comprese fra i 10 gradi sotto zero e i 30 gradi centigradi e resero perciò superfluo, essendo autocompensanti, il costoso e delicato bilanciere compensato bimetallico. 



Anche quest'ultimo organo però venne perfezionato e, a partire dalla metà degli anni '30, molti orologi avevano la spirale autocompensatrice e il bilanciere monometallico "Glucidur", cioè in una lega di bronzo e berillo molto elastica, amagnetica e inossidabile. 
Un ulteriore perfezionamento e semplificazione del bilanciere venne realizzato negli anni 50 dalla Patek Philippe, che costruì il bilanciere "Gyromax" privo di microviti. 
La spirale, oltre che per la lega metallica in cui è realizzata, può variare per la forma. 
Due sono i tipi di spirale più diffusi: quella piatta e quella Breguet. Quest'ultima si riconosce perché ha l'ultima spira sollevata e curvata in maniera particolare. 
Fu infatti il grande orologiaio svizzero che risolse, con questo accorgimento, il problema delle spirali piatte che, dilatandosi e contraendosi, assumono una forma eccentrica.

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