Molti rimarranno perplessi dopo anni di tam tam mediatico, ma anche le verdure possono portare al Cancro.
Da uno studio della Cornell University è emerso come in popolazioni tradizionalmente vegetariane vi sia stato un mutamento genetico, che tende a rendere gli acidi grassi degli oli vegetali, più facili da assorbire per l'organismo: questo cambiamento, per contro, aumenta anche la produzione di acido arachidonico, sostanza connessa ad una maggior probabilità di patologie infiammatorie, tumori e infarto.
Se vi eravate convinti che una dieta vegana o vegetariana, è più salutare dovrete ravvedervi. Ultimamente infatti l'alimentazione priva di carne, o quella vegana, sono sempre più di moda, anche perché ritenute più sane per il nostro organismo. C'è chi sceglie il vegetarianesimo in gran parte, per una questione di rispetto nei confronti di animali allevati in condizioni sovente disumane per essere poi macellati e presentati sulle nostre tavole: ma il punto sul discorso salute sta prendendo sempre più piede. Probabilmente anche a causa della notizia, che ha fatto il giro del mondo e ha aperto un ampio dibattito in seno all'opinione pubblica, riguardante la decisione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di inserire tra gli alimenti cancerogeni le carni rosse ed elaborate, come ad esempio gli insaccati.
Secondo alcuni ricercatori americani bisogna fare molta attenzione anche alla dieta vegetariana, perché i risultati possono disgraziatamente essere gli stessi. Secondo un loro studio, infatti, nel lungo periodo questo tipo di alimentazione scatenerebbe una mutazione genetica che finisce con l'aumentare il rischio di condizioni cardiovascolari, quali l'infarto del miocardio, e di cancro. Secondo quanto scoperto dagli esperti statunitensi, i soggetti che hanno abbracciato il vegetarianesimo da tempo possiedono una probabilità più alta di avere un tipo di DNA maggiormente soggetto ad infiammazioni. Non si conoscono i motivi di una tale mutazione: l'ipotesi è che l'organismo si adatti affinché gli acidi grassi provenienti dalle piante vengano meglio assorbiti.
Il problema è che questo adeguamento porta con sé, un effetto collaterale non di poco conto: aumenta infatti la produzione di acido arachidonico, sostanza connessa appunto con la comparsa di patologie infiammatorie e cancro. Tale risultato spiegherebbe l'esito di ricerche precedenti, secondo le quali la popolazione vegetariana possiede il 40% di probabilità in più di soffrire di tumore al colon-retto rispetto a chi mangia carne: cosa finora ritenuta piuttosto strana dalla comunità scientifica, visto che in teoria come spiegato in precedenza dovrebbe essere proprio la carne rossa l'alimento che aumenta il rischio di cancro.
Per giungere a questa conclusione, i ricercatori della Cornell University hanno paragonato il genoma della popolazione di Pune, in India, tradizionalmente vegetariana, con quella del Kansas, stato in cui la carne la fa da padrona sulle tavole: la differenza tra i DNA di questi due campioni era davvero significativa.
Andando più nello specifico della popolazione indiana, gli esperti americani hanno notato come i geni delle persone vegetariane, con antenati vegetariani, contribuivano a trasformare gli acidi grassi degli oli vegetali in acido arachidonico, ostacolando al contempo la produzione di omega-3, sostanza rinomatamente protettiva nei confronti del sistema cardiovascolare. La teoria è che tale mutazione sia avvenuta sulle generazioni precedenti, e che sia stata poi trasmessa di padre in figlio.
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