La Philip Morris ha ingannato sia i ricercatori che i consumatori. L'accusa è di quelle pesanti ed è stata mossa dai ricercatori dell’universita’ della California a San Diego (Usa).
I ricercatori, infatti, asseriscono che la nota azienda di sigarette e tabacco abbia fuorviato ed ingannato i fumatori sulla sicurezza degli additivi usati nelle sigarette stesse. Tutto ciò sarebbe successo circa dieci anni fà in quanto la Philip Morris oscurò i risultati sulla tossicità degli additivi usati nel confezionare le loro "bionde".
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Plos Medicine.
Al riguardo l'azienda aveva sostenuto, nello studio Project Mix, che non c'erano le prove sulla tossicità associati agli additivi presi in esame che, è bene farlo presente, sono circa 300 e sono usati per alterare il sapore delle sigarette rendendolo più apprezzabile per i consumatori. Ma il Centro di ricerca per il controllo sul tabacco dell’universita’ californiana ha ora effettuato un nuovo studio, in cui sostiene che lo studio originale ‘non aveva rivelato i pericoli degli additivi’. Dallo studio risulta un aumento del 20% di utilizzo degli additivi cancerogini. Hanno poi appurato come non siano stati messo in rilievo 19 dei 51 additivi testati nella presentazione dei loro risultati di ricerca. La ragione è data dal fatto che la P.M. aveva usato il suo studio, pubblicato su Food and chemical toxicology nel 2002, per difendere l'uso degli additivi nelle sigarette.
Le particelle sotto accusa aumenta la quantità di particelle sottili aumentando la risposta infiammatoria. Ovviamente l'azienda se ne frega altamente e va avanti per la sua strada, tanto di consumatori ce ne saranno sempre e qualcuno morto di cancro non può nuocere alle loro casse.
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