Al forno, in umido, al coccio, al gratin, fritti, in qualunque altro modo, vanno sempre bene, perchè sono .
Fanno gola sempre, sul menù di qualunque ristorante, ma se ci si può permettere addirittura un viaggio in Giappone, si ha anche la posibilità di sceglierli personalmente nell'acquario di qualche osteria di campagna.
Dopo averli pescati su ordinazione, un ossequioso cameriere li decapita e li sguscia con destrezza, taglia e apre loro la coda e li porta in tavola, crudi ed ancora guizzanti, con contorno di riso.
Questa squisitezza Giapponese si chiama ebi-odori, ovverossia gamberetto danzante.
Quale sia il tipo di cucina, sotto qualunque bandiera gastronomica, i gamberi non mancano mai, si chiamano crevettes a la Bordolaise a Parigi, potted shrimps Lancashire a Londra, xia-jiao a Pechino, gamberi alle erbe aromatiche in friuli o jambalaya a New Orleans.
Il gambero è al primo posto nelle preferenze di quasi tutto ciò che nuota, striscia, vola o cammina.
Costituisce l'alimento base dei pesci predatori, viene alacremente divorato da gabbiani, pellicani ed anatre; il gambero grosso mangia quello piccolo, e non c'è esca migliore del gambero vivo che si agita all'estremità di una lenza.
Per fortuna dei suoi estimatori, il gambero è estremamente prolifico.
Prendiamo per esempio il gambero imperiale, che vive nei nostri mari ed è una delle circa 2000 varianti di questi crostacei esistenti sul nostro pianeta.
Il ciclo biologico del gambero imperiale inizia quando le femmine , riunite in grandi masse, emettono una speciale sostanza, detta feromone, il cui odore aiuta i maschi a localizzarle nell'immenso specchio d'acqua.
Durante l'accoppiamento il maschio fissa al ventre della femmina una spermatofora, o capsula di spermatozoi, contenete il suo contributo ereditario alla generazione successiva.
La femmina depone quindi alcune centinaia di migliaia di uova per volta, che se ne vanno alla deriva alla mercè delle correnti e di affamati predatori.
Per controbilanciare le inevitabili, gravi perdite, le femmine possono deporre più di una volta per stagione, producendo oltre un milione di uova.
E' proprio da questa straordinaria prolificità che dipende la sopravvivenza del gambero.
Con forme più o meno diverse, i crostacei raggruppati sotto il nome di gamberi si trovano in quasi tutti i tipi di acque: si va dai lillipuziani della specie, le quasi microscopiche artemie delle saline italiane e del Grande Lago Salato ai giganteschi gamberi d'acqua dolce delle Filippine, che pesano un chilo e sono lunghi mezzo metro.
Esistono creature d'aspetto simile a quello dei gamberi che vivono nelle abissali fosse oceaniche, a 11.000 metri di profondità, e le comuni cannocchie o cicale di mare che prediligono i fondi bassi e sabbiosi di molti litorali italiani.
I gamberi comestibili sono rossi, rosa, marrone e bianchi, hanno tutti il guscio trasparente e si trovano soprattutto lungo le piattaforme continentali del globo.
Si pescano quindi un pò ovunque con i mezzi più diversi.
Uno dei teatri di pesca più straordinari era il Golfo del Messico dove ogni giorno incrociavano oltre 10.000 pescherecci americani.
Purtroppo questo primato con il disastro della Deep Water della BP è crollato completamente.
Un chilo di gamberi contiene meno scarto di un chilo di aragosta, e almeno la stessa quantità di proteine di un chilo di manzo.
Ha meno di un terzo dei grassi presenti in un chilo di arrosto, è ricco di calcio, e supera di gran lunga un chilo di bistecche o di braciole per quantità di oligominerali, mentre ha all'incirca lo stesso contenuto di vitamine A e B.
I paesi maggiori consumatori di gamberi sono il Giappone e gli Stati Uniti mentre l'Italia, secondo i dati della FAO e tra i consumatori medio-piccoli.
Il significativo aumento, a livello mondiale, della domanda di gamberi ha determinato uno sfruttamento delle risorse naturali disponibili che è già arrivato al livello di guardia.
Esiste comunque l'allevamento di questi crostacei molto attivo in Taiwan, Hong Kong, le Filippine ed in Venezuela.
In italia non esiste ancora un vero e proprio allevamento di crostaceocultura, studi sono in corso per conto del CNR presso l'Università di Genova.
La gamberocultura non sarà solo prerogativa del grosso capitale, ma diventerà accessibile anche al piccolo coltivatore.
Questo succulento crostaceo imbottito di proteine potrà essere coltivato con la stessa facilità delle mele, delle arance e del mais o, come i polli, allevato in batteria.
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